sabato 12 luglio 2008

IL MONTE CARMELO

Il Carmelo è una catena di montagne, di formazione calcarea, con una lunghezza di circa 30 km e una larghezza da 5 a 15 km. Si stacca dal massiccio montagnoso della Samaria nella depressione del Wádí el‑Milb e, in direzione da sud‑est a nord‑ovest, si dirige verso il mar Mediterraneo, restringendosi a poco a poco fino a terminare nel promontorio che chiude la baia di Acri.
Fra le sue alture principali, dalle quali si domina la fertile pianura di Esdrelon, si notano el‑Muhraqah (514 m) e il monte 'Esfiyá (536 m). Sui suoi numerosi colli e nelle sue gole cresce una flora svariata e ricca: lauri, mirti, querce, tamarindi, cedri, pini, carrubi, lentischi, ecc. Non manca nemmeno una fauna abbondante, tipicamente mediterranea. La vegetazione che copre il Carmelo diventò in Israele simbolo della grazia e della prosperità.



Il monte Carmelo fu conquistato da Giosuè e assegnato alla tribú di Issacar. Servì di confine meridionale alla tribú di Aser; occidentale alla tribú di Zabulon ed orientale a quella di Manasse. Giosafat, figlio di Pàrùab, fu sovrintendente del Carmelo e di Issacar nel regno di Salomone.
Il profeta Elia fece del Carmelo la sua residenza abituale, per cui fu anche chiamato Gebel Màr Elyàs («Monte di sant'Elìa»). Su una delle sue cime, a richiesta di Elia, furono convocati da Acab gli ottocentocinquanta falsi profeti protetti da Gezabele (1 Re 18,19-20), i quali, accusati di falsità, furono sgozzati vicino al torrente Qisón I.
Poi, le orazioni di Elia sulla cima del monte Carmelo, ottennero da Dio una pioggia abbondante, dopo una prolungata siccità (1Re 18,41‑45).

Il profeta Eliseo segui il costume di Elia risiedendo frequentemente sul Carmelo (2 Re 20,25 ecc.), dove anche gli Israeliti timorosi di Dio si ritiravano, in giorni stabiliti, a compiere i loro doveri verso Yahweh e ad implorare l'aiuto del profeta, come nel caso della Sunamita, il cui figlio fu risuscitato da Eliseo(2Re 23,29).

Il monte Carmelo fu famoso anche fra i pagani. Giamblico racconta che Pitagora si ritirava sulla « mon­tagna santa di tutti » a meditare.
Tacito e Svetonio ci parlano dell'adorazione che Vespasiano tributò al dio del monte Carmelo che non aveva né statua né tempio.


In tutte le epoche sono stati frequenti i pellegrinaggi di cristiani, ebrei, musulmani ai luoghi del Carmelo san­tificati dal profeta Elia e dai numerosi anacoreti che si ritiravano nelle grotte di questo monte, e delle quali rimangono ancora resti abbondanti, richiamati soprat­tutto dal luogo detto Scuola dei Profeti o el‑Háder.

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